Poesia e paesaggi. Fra tradizione, moderno e contemporaneo
Introduzione
Da tempo al centro di interessi multi e inter-disciplinari, il landscape rappresenta, come è stato detto più volte, un tema culturale di primario rilievo nelle teorizzazioni del presente. Considerato nelle sue diverse, possibili declinazioni – come paesaggio naturale e urbano, come realtà esterna o interiorizzata, ambito dell’esperienza o dimensione sulla quale si proiettano gli stati d’animo del soggetto –, il paesaggio non smette di interrogare e di interrogarci, ponendosi come uno degli “oggetti” fondamentali di una moderna speculazione che investe letteratura e filosofia, antropologia e storia dell’arte, estetica ed ecologia (per ricordare solo alcune delle categorie che si potrebbero convocare in proposito). Il Convegno Poesia e Paesaggi. Fra tradizione, moderno e contemporaneo intende focalizzare l’attenzione sul peculiare intreccio che, almeno a partire dalla seconda metà del Novecento italiano, si è stabilito tra l’esperienza poetica, in autori centrali del canone letterario come Sereni o Zanzotto, e quella paesaggistica (colta anche in alcuni momenti fondamentali della Storia dell’arte), secondo modalità che sono mutate nel tempo ma che rispondono, a ben vedere, ad alcune costanti irrinunciabili (confronto con l’Altro da sé, investigazione del rapporto io/mondo, riflessione sul futuro dell’umanità e sulla difesa dell’ambiente ecc.).
Programma
Venerdì 22 settembre, ore 14.30
Dietro il paesaggio: alla ricerca di definizioni mobili, Alessandro Scarsella
Il primo aspetto che colpisce in una ricognizione tematica e bibliografica è la dispersività degli approcci al concetto di paesaggio e l’evidente condivisione interdisciplinare. L’apparente specificità del rapporto esclusivo di poesia e paesaggio, concentrandosi sulle indicazioni testuali e sulle esperienze linguistiche soggettive, necessita per poterlo comprendere tuttavia del confronto con le scienze umane: letture antropologiche e architettonico-urbanistiche, impianti della geografia della percezione e, più recenti, della cosiddetta ecocritica. L’estensione alla spazialità della nozione di paesaggio lo rende altresì terreno conteso tra la filosofia, la teoria della letteratura e un punto di vista della complessità. Ma questo è inevitabile, dal momento che, venuta meno l’efficacia degli stereotipi convenzionali, con il paesaggio fanno irruzione sia la materialità nella poesia, sia l’extratesto nel testo, come dimostra la tendenza a riscrivere e a ricodificare le vedute, i panorami, i paesaggi culturali, i paesaggi-stati d’animo, i territori, i cronotopi, i microcosmi. Si tratta di definizioni mobili. Su queste diverse angolazioni del fenomeno e sui maestri di pensiero a esse correlati (da Simmel a Bachelard, a D’Angelo, da Matvejevic a Magris, a Farinelli) si soffermeranno le presenti riflessioni propedeutiche, associandovi autori e testi poetici esemplari.
Spazio e Tempo nella poesia di Vittorio Sereni. Guida ai cronotopi di base, Luca Lenzini
L’opera di Sereni lavora, dall’inizio alla fine, sulle categorie prime dell’esperienza. Spazio e Tempo sono perciò alla base della scrittura, che nei motivi fondamentali del paesaggio, della strada e del ritorno – oggetto della disamina proposta – trova i suoi cardini.
«Moltiplicare il paesaggio»: Giovanni Giudici tra Leopardi e Loyola, Francesco Valese
L’intervento propone una lettura ravvicinata della poesia Dalla stazione di Aulla di Giovanni Giudici (1924-2011), tra i maggiori poeti italiani del secondo Novecento. Nella lirica, tratta dalla sua penultima raccolta poetica (Empie stelle, 1996), l’autore si rappresenta in attesa lungo i binari del treno: una soglia da cui contempla il paesaggio circostante – le case, il verde, il volo degli uccelli – e lo rielabora nei versi. Attraverso l’esame dei riferimenti intertestuali e dei materiali preparatori, si metteranno in luce le due principali fonti della lirica: l’Infinito di Leopardi e gli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, convocati come autorità nel processo di percezione e ricreazione artistica dello spazio intorno all’individuo.
L’idillio negato, e forse ritrovato. La percezione del paesaggio in Sereni e Zanzotto, Filippo La Porta
Nella poesia di Vittorio Sereni (1913-1983) e Andrea Zanzotto (1921-2011) il paesaggio è centrale: nostalgia ricorrente, evocazione panica, idillio consegnato al passato, presagio di catastrofe, promessa di felicità. Poeti fedeli ai propri luoghi e critici radicali dello sviluppo e della modernizzazione del nostro paese: il boom industriale (neocapitalismo, predominio del mercato, soggezione ai consumi) come impoverimento e devastazione. Sereni si mostra forse più “leopardiano” perché è la natura stessa nella sua opera a contenere la sventura e le “ombre mortuarie”, entro un ciclo di stagioni eternamente svolgentesi e indifferente all’uomo, mentre Zanzotto, pur sensibile al degrado ambientale e antropologico e certamente scettico su qualsiasi Arcadia, non rinuncia a cercare un riequilibrio tra natura e cultura, tra galateo e bosco. Per entrambi comunque l’unica salvezza è affidata non alla Storia ma alla poesia, al suo sapere analogico, alla sua scoperta ogni volta possibile della “bellezza” lampeggiante nell’attimo, alla sua capacità di attualizzare il passato nel qui ed ora.
Sabato 23 settembre, ore 9.00
Giovanni Segantini: pittura di paesaggio vs pittura della natura, Elisabetta G. Rizzioli
La fortuna critica di Giovanni Segantini (Arco 1858 - Pontresina 1899) è dipesa dal talento e dalla qualità delle opere, altrettanto rilevanti sono state la conoscenza e la diffusione del suo lavoro avvenuta in seno alle grandi esposizioni internazionali d’arte, nonché ai cataloghi d’arte e alle monografie che ne sanciscono l’affermazione, talora la consacrazione, ovvero alla memoria delle immagini. La fama segantiniana viene costruita mentre è ancora in vita e quasi a tavolino dall’amico gallerista Vittore Grubicy. Fra gli strumenti per la sua valorizzazione, oltre alle partecipazioni alle mostre internazionali, Grubicy finanzia la realizzazione di preziosi portfolii, fra cui quello decorato da Bugatti, oggi conservato al Mart, che raccoglie le riproduzioni delle opere segantiniane eseguite da uno studio fotografico storico come quello milanese di Pagliano Ricordi. La destinazione d’uso delle riproduzioni delle immagini delle sue opere è finalizzata non solo ai cataloghi d’arte ma anche alla vendita di tavole sciolte, e alla creazione di album fastosi. L’intervento indaga, per spigolature, la pittura della natura segantiniana fra divisionismo e simbolismo, fra orizzonti di luce e paesaggio, facendo particolare riferimento alle recenti occasioni espositive tenutesi ad Arco presso la Galleria Civica «G. Segantini».
Sulla neoavanguardia italiana: da Pagliarani a Balestrini, Aldo Nove
Le teorie del montaggio nel cinema di Ejzenstejn e il loro peso nelle avanguardie storiche e nelle neoavanguardie italiane. Il caso di Elio Pagliarani e confronto con il sodale Nanni Balestrini.
Paesaggi nell’arte contemporanea, Carlo Tamanini
Paesaggi, visioni, sensibilità. Artisti quali Carlos Garaicoa, Huang Yan, Glenda Leon, Geoff McFetridge, Julian Opie, Pipilotti Rist… invitano a nuovi sguardi e a nuove consapevolezze. L’arte sostiene la stessa arte di vivere, in modo consapevole e connesso con il mondo, favorendo l’espansione estetica e pensieri generativi.
La poesia è un occhio. Leggere e scrivere il mondo che ci circonda, in versi, Linda Cavadini
La poesia è, a torto, considerato il genere più complesso da affrontare con gli studenti: vuoi per le difficoltà del linguaggio, vuoi per la differenza di stile con la prosa e la stratificazione dei significati. La mia esperienza è tuttavia diversa: se la poesia viene presentata attraverso un percorso di riappropriazione e di scoperta, che ha il suo centro nella lettura e nella scrittura, essa diventa un linguaggio che i ragazzi possono comprendere, praticare e vivere. Ne sono un esempio i laboratori di scrittura, ma anche le nuove tendenze di poesia per ragazzi. In questo incontro si cercherà di tratteggiare un percorso che comprende gli autori classici, quelli contemporanei e – perché no? – gli stessi studenti come “scrittori di testi poetici”, attraverso strategie, letture e libri che possano essere letti in autonomia dai ragazzi e dalle ragazze.
Materiali
Locandina e cartolina
Fotografie
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